di Ouejdane Mejri Presidente dell’associazione PONTES dei tunisini in Italia
Il mondo fatto di onde di dolore, di tregue piene di speranza e di un’attesa che avvolge il tutto di una magica paura si ferma per un istante. Quell’istante in cui il neonato deve riempirsi per la prima volta il corpo dell’aria circostante e poi lanciare il suo primo urlo fuori dall’acqua. L’emozione che porta quel momento supera di lungo l’insieme di sentimenti fino allora vissuti da chi vive o segue il parto. Ma una madre che allatta non potrà non dire che quando suo figlio si è avvicinato al suo seno e come per magia ha ricucito quel distacco fisico nato dal parto, è stato anche esso un momento indimenticabile.
In alcuni ospedali italiani, mamme fortunate possono vivere qualche minuto poco dopo il parto il cosiddetto corpo a corpo e successiva ora di tête-à-tête con il proprio neonato. “Se non per problemi fisiologici tutte le puerpere dovrebbero poter allattare” è un’affermazione che si è potuto accertare quando si è andato a comprendere come mai le donne dell’Africa sub-Sahariana riescono nella loro quasi totalità ad allattare, quando le donne di paesi più agiati, decisamente meglio alimentate e seguite presentano problemi nell’“avere latte”. L’arcano è stato scoperto vedendo queste donne africane attaccare i figli al seno nel giro di pochi istanti dopo il parto. In fondo, non sarebbe difficile immaginare quanto questo neonato che ha faticato così tanto per venire alla luce sia affamato. Così la natura nella sua manifestazione più primitiva offre ciò di cui l’esserino necessita per sopravvivere ma anche per garantirsi un’alimentazione continua per i mesi successivi, per non dire anni.
Nella cultura musulmana, il latte materno dovrebbe essere l’alimento principale per i primi due anni di vita. Inoltre, nell’islam non è solo il legame di sangue che sancisce la fraternità ma anche quello di latte. La nutrice, figura molto presente nella cultura araba medievale offriva il suo latte a uno o più bambini, che venivano considerati fratelli e sorelle. Halima, nutrice del profeta Mohammad, rimane nella storia della sua vita una presenza chiave visto che sarà lei a sentirlo pronunciare le sue prime parole, quando lo ebbe svezzato, “Dio è il più grande. Sia molto lodato e a Lui sia lode senza esitazione”.
Dal sacro al profano
Per quanto la vita intima della donna araba, in rapporto con il suo corpo, sia confinata nella sfera prettamente privata, quando essa allatta non si vergogna di farlo in pubblico. Non vi stupite quindi se incontrate una mamma che porta il velo, ma che scopre quel poco che serva del proprio seno per nutrire il suo bébé.
La cura del corpo, alquanto centrale nella vita delle donne arabe, va oltre l’estetico e comprende anche il lato del benessere fisico. Infatti, una neomamma riceverà delle attenzioni particolari per aiutarla a superare le stanchezze del parto e soprattutto per favorire un allattamento nelle migliori condizioni. Alcune sedute nell’hammam, programmate al quarantesimo giorno dopo il parto, sotto le cure delle Harze (massaggiatrici tradizionali) permetteranno di restituire al corpo della neomamma la sua forma iniziale.
Un massaggio in particolare, che visto dall’esterno potrebbe essere preso per una vera tortura, è un vero sollievo per chi ha partorito. Esso favorisce, come lo assicura la tradizione, ma anche l’esperienza, una produzione di latte abbondante e costante.
La puerpera, inoltre, non dovrà cambiare le sue abitudini alimentari mentre allatterà, anzi mangiare speziato, compreso di peperoncino aglio e cipolla permetterà al piccolo di abituarsi ai gusti che incontrerà all’atto dello svezzamento. Infine, non dovrà dimenticare di assumere più di una volta al giorno un mix micidiale, preparato sotto le cure delle zie più anziane o delle nonne, contenente un certo numero di cereali tostati e macinati insieme a tanta frutta secca e olio di oliva. Non dovrà mancare in questo cocktail il famoso fieno greco (in arabo helba), usato nelle società arabe per purificare il corpo dalle tossine e per altre mille sue virtù curative tra cui quella di portare benefici sia al piccolo lattante e alla sua mamma. Provatelo, parola di una neomamma.