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L’Irpinia piange oggi la perdita di Walter Mastroberardino, assieme ai figli Paolo, Daniela e i familiari tutti. Assieme a suo fratello Antonio, scomparso qualche decennio fa con pari rammarico per tutto il mondo enologico italiano, ha costituito la seconda generazione della storica dinastia del vino, tra le più antiche del nostro Paese, e quindi fautore del recupero della viticoltura in provincia di Avellino.

Il patriarca aveva 92 anni, ha vissuto gli ultimi anni nella gioia e nell’affetto familiare, ed ha accolto benevolmente e con signorilità le vicissitudini che lo hanno condotto alla transizione aziendale che ha portato, nel 1994, alla fondazione di Terredora assieme ai suoi figli e al sostegno della moglie Dora Di Paolo, ereditando tutta la terra dell’universo mastroberardiniano e il grande patrimonio delle viti, ossia la vera ricchezza storiografica ed ampelografica che ha reso grande l’Irpinia e che, grazie anche al suo esempio, ha contribuito alla nascita di altre cantine.

Scompare di fatto un mito, se non una leggenda, e il volto del vino irpino non sarà più lo stesso senza di lui che ha contribuito a salvare dall’estinzione le rinomate varietà di viti irpine. In realtà Walter Mastroberardino ha fatto molto di più: tra gli anni ’70 e gli ’80 è stato un vero riformatore del commercio del vino, esperto dei mercati e precursore del wine marketing moderno, un vero innovatore. Le sue consulenze e rappresentanze aziendali hanno contribuito al successo commerciale di storiche aziende come Carpano, Fazi Battaglia e, non ultimo, Marchesi Antinori.

Con la scomparsa di Walter Mastroberardino non si chiude un libro, ma un’intera enciclopedia.

Un ultimo saluto a Walter Mastroberardino, uno tra i pochissimi uomini ad aver scritto la storia ufficiale del vino in Italia e che ha aperto vie commerciali ad aziende di diverse regioni della penisola, persona erudita e tenace, garbata e semplice nella sua complessità, di poche parole e restio ad apparire, amante della cucina tradizionale irpina e del Fiano di Avellino, il suo vino prediletto. Il suo ricordo eterno nelle colline irpine e nei vigneti, il suo esempio nel mirabile operato e nell’operosità di figli e nipoti, sulla via maestra da lui indicata e che amorevolmente e con devozione perseguono con le cantine Terredora Di Paolo.

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