Di letture romanzate che evocano la grande bellezza del Mare ed il superbo fascino dell’avventura di solcarlo in lungo e in largo ce ne sono tantissime ed anche piuttosto piacevoli ma, come ciclicamente accade nelle diverse epoche in cui la navigazione è tra le grandi protagoniste delle umane attività, scrittura inclusa, spesso mancano quelle penne “caricate ad acqua di Mare e sferzate di Vento”, ossia quegli scrittori che, prima ancora dell’arte della letteratura, hanno praticato l’arte marinaresca, hanno accumulato una esperienza formativa diretta ed hanno sposato incondizionatamente la vita del marittimo.
In effetti dopo gli ultimi racconti dei grandi uomini di Mare dell’800 e dei primi del ‘900, figli dell’epica epopea della Vela e testimoni dell’avvento dei primi piroscafi a vapore, si sentiva di questi tempi la mancanza di un nostro contemporaneo, decisamente, che potesse raccontare il Mare dalla prospettiva dell’Uomo di Mare stesso.
Agnello Coppola, comandante di lungo corso, col suo libro “Noi, i Marinai” ripercorre sulle note della canzone “Santa Lucia” di Teodoro Cottrau, mentre accarezza il piano con le sue stesse dita, il filo dei ricordi della sua vita di Marittimo e proprio in quel momento sente l’ispirazione e la necessità di scrivere una testimonianza attendibile e veritiera sulla dura realtà a cui è sottoposta la Categoria della Gente di Mare, diversamente dai testi melodiosi interpretati dalle voci di tanti artisti e che narrano di quanto sia bello star sulle navi.
D’altronde se così fosse “anche i preti andrebbero per mare” venne da pensare al comandante Coppola come pure sarò venuto alla mente dei tantissimi vecchi Lupi di Mare tra una riflessione e l’altra e con quel loro sorriso su quei volti tatuati dal Vento e dalla salsedine.
Nato a Piano di Sorrento il 2 ottobre 1956 da una famiglia le cui tradizioni marinare affondano le radici già agli inizi dell’800 e che sino ai primi anni del ‘900 era anche dedita all’esportazione degli agrumi negli Stati Uniti, Agnello si diploma all’Istituto Nautico carottese “Nino Bixio” nel 1975, iniziandi a navigare da subito; ha lavorato, facendo progressiva carriera, per varie compagnie di navigazione, sia italiane che straniere, acquisendo dimestichezza su quasi tutte le tipologie di navi mercantili, per poi consegnare il libretto di navigazione ed andare in pensionamento nel 2016.
Il libro è un viaggio a ritroso, a tratti con nostalgico sentimento per i trascorsi dell’autore, attraverso ricordi, aneddoti, considerazioni personali ma con intenzioni precise… sfatare i tantissimi, troppi luoghi comuni che aleggiano sulla figura del Navigante e riavvicinare due universi spesso troppo lontano: quello di chi va per Mare e quello delle persone che dalla terraferma non possono che vedere il Mare da una prospettiva quantomeno diversa e ridotta. Nel riuscire ad assolvere ad entrambi i compiti il libro diventa da subito gradevole tanto al Navigante quanto al lettore “non addetto ai lavori”, supportato da un glossario dei termini tecnici, e si snoda in un percorso concettuale fatto non soltanto di vita vissuta ma di storia della navigazione, di economia dei trasporti marittimi, di codici e procedure internazionali, sfiorando tutte le materie ed i settori inerenti al complesso nave.
Ribadendo soprattutto e con fierezza quanto grave sia la dimenticanza dell’Italia di essere stata una grande Repubblica Marinara e di quanto abbiamo tutti bisogno di ricordare chi eravamo per poter ovviare ad uno sviluppo tangibile del Paese, “Noi, i Marinai” è uno standing order sul brogliaccio per chi può ancora mettere mano al timone e guidare la Categoria in acque non funestate dalla dimenticanza e dalla speculazione ed è un messaggio in bottiglia fatto di speranza per tutti coloro che amano il Mare, vogliono conoscerlo a fondo e magari navigarlo.
“Noi, i Marinai” è un libro di spessore e di profondità, dove la profondità non può essere misurata in metri lineari ma in sentimenti, emozioni, giri d’elica e vita vissuta.
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