A Tavolara, nella più piccola monarchia del mondo
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Ci sono luoghi dove il tempo è a-sincrono rispetto alla maggior parte del mondo, dove per ragioni geografiche e morfologiche le strade non sono asfaltate, non c’è luce pubblica che evitare l’oscurità dei fantasmi interiori e la rete senza fili è solo quella dell’intreccio della vegetazione che germoglia spontanea e ardita sulla sabbia e le rocce. Rispetto ad un mondo ipertecnologico ricco di strumenti che dialogano strettamente (ed eternamente) connessi per pianificare un itinerario auto-treno-traghetto-aereo, scoprire il ristorante più vicino, scaricare la foto vacanziera degli amici trasmessa in tempo reale dall’altro lato del mondo, esistono ancora posti dove l’assenza della tecnologia innovativa non è una rinuncia, una riduzione del benessere ne’ un ritorno al passato come mera riproduzione dei tempi antichi. Essa è piuttosto è una scelta consapevole che permette di riappropriarsi, attraverso la lentezza e il gusto della durata, del tempo della propria vita e godere del viaggio oltre che della meta. La meta è l’arte del cinematografo…

Anche quest’anno Tavolara ha ospitato il suo festival “Una notte in Italia”. Il più piccolo e originale dei festival cinematografici nazionali esiste dal 1991, quando un gruppo di amici innamorati dell’isola di Tavolara e del cinema ha deciso di fondare un festival dedicato alla produzione italiana proprio in uno dei periodi di profonda crisi per le produzioni nazionali. La scelta su questa piccola, definita “la più affascinante arena all’aperto del mondo e vero cinema in Paradiso”, non fu solo dovuta all’incantevole sfondo naturalistico che già di per se era uno spettacolo, ma anche al fatto che fosse una sorta di “non luogo”, una specie di “Isola che non c’è” ma che periodicamente si manifesta in tutta la sua magnificenza semplice, radiosa e intatta come la Brigadoon del musical omonimo di Vicente Minelli in cui un misterioso villaggio compare per un solo giorno ogni cento anni.

Tavolara apre le porte del suo regno d’estate quando la Sardegna, a culmine del suo esotismo, realizza la voglia di vacanze di migliaia di turisti. Tavolara, come la Sardegna, è una regina e il suo territorio una vera e autentica monarchia, la più piccola al mondo: piccole case sparse, solo 4 posti letto a disposizione per eventuali soggiorni, un piccolo chiosco bar, due ristorantini e persino un cimitero che accoglie le spoglie della famiglia reale: i Bertoleoni.

Sono in molti a sorridere di quella che alcuni considerano in parte una sorta di invenzione eccentrica, ma così non è: il regno di Tavolara. Sul finire del Settecento la famiglia Bertoleoni approdò nell’isola di Tavolara e qui si stabilì, dedicandosi all’allevamento delle capre selvatiche. Quando nel 1836 il re di Sardegna Carlo Alberto di passaggio per quei luoghi approdò sull’isola presentatosi ai residenti come re di Sardegna, la legenda vuole, infatti, che Giuseppe Bertoleoni abbia risposto: “E io sono il re di Tavolara!”. Carlo Alberto soggiornò presso di lui per una settimana e, congedandosi, gli diede in dono un orologio d’oro e – secondo i Bertoleoni – avrebbe promesso di riconoscere indipendente Tavolara. Anche questa è uno dei motivi della scelta di questo luogo. Gli organizzatori (in primis l’associazione “Gli Argonauti”) hanno mantenuto fin dall’origine una formula vincente: tanti film italiani, compresi quelli che hanno beneficiato di scarsa fortuna nella distribuzione nel circuito delle sale nazionali, e la presenza in carne e ossa, spesso a sorpresa, di star del grande schermo che in abiti dimessi e senza i lustrini tipici delle passerelle di festival più blasonati, hanno dialogato con pubblico confidenzialmente come in un incontro tra amici che si ritrovano ogni estate al “solito” posto.

Quest’anno il programma del festival ha visto alcuni appuntamenti sulla terraferma (il 18 luglio a San Teodoro, nell’oasi naturalistica La peschiera per il documentario”La vita negli oceani” di Jacques Perrin e Jacques Cluzaud; il 19 a Loiri Porto San Paolo per il film “Scialla (Stai sereno)” di Francesco Bruni) per trasferirsi a Tavolara dal 20 luglio al 22 (per quest’ultima data a causa delle condizione meteo la proiezione si è svolta ad Olbia in una sala al chiuso).

La serata clou è stata il 21 luglio con la proiezione di un’anteprima del film “Viaggio sola” di Maria Sole Tognazzi attualmente in fase di montaggio e che uscirà nelle sale nel 2013 e dell’attesissimo “DIAZ – non pulire questo sangue” di Daniele Vicari. Il film è stato proiettato esattamente nell’anniversario dei tragici eventi di Genova del 2001 in cui durante il G8, in un clima tesissimo che aveva visto la morte del ragazzo Carlo Giuliani, la polizia fece irruzione nella scuola Diaz in cui alloggiavano singoli, associazioni e giornalisti che nell’ambito delle attività del Genoa Social Forum invitavano i grandi della terra ad una riflessione “altra” del mondo, meno speculativa e meno rivolta ai soli ed esclusivi parametri economici.

Sul palco del festival ad introdurre la serata il presentatore storico Neri Marcorè, affiancato dall’effervescente Geppi Cucciari, da Jasmine Trinca madrina dell’edizione di quest’anno e da una delle ispiratrici e fondatrici del festival stesso, Piera Detassis, (direttora di CIAK) che ha ricordato l’ingrediente della magia di Una notte in Italia: << la lunga strada d’acqua che tocca intraprendere per raggiungere la “sala” del cinema>>. Presenti anche due protagonisti del film, Rolando Ravello e Alessandro Roja, che, con il produttore Domenico Procacci, hanno rievocato le difficoltà di produrre un film che “mai avrebbero voluto fare ma che bisognava fare” perché era necessario raccontare “il senso di impunità che avevano queste specie di ombre artefici del massacro alla Diaz”.

Ad alleggerire la tesa presentazione del film c’è stata la consegna di un premio speciale istituito a partire da questa edizione: l’Eco-Ciak, una targa che “premia il cinema etico e sostenibile”, come ha sottolineato Piera Detassis. Il premio è stato consegnato al produttore Domenico Procacci e all’attrice Jasmine Trinca da una diva del cinema, poco presente negli schermi, ma che ha segnato l’immaginario dei cinefili in film cult quali, fra tutti, “Paris, Texas”: Nastassja Kinski. L’attrice, 53 magnificamente portati, ha detto della felicità di essere presente in un festival che le permetteva di incontrare tanti colleghi persi di vista da tempo: “La vita ha sempre delle piacevoli sorprese, come quella di oggi, in cui posso salutare amici e colleghi che gli eventi mi avevano fatto perdere”. Poco dopo le luci si sono spente, il fascio di luce del proiettore ha attraversato l’arena di Tavolara e il pubblico numerosissimo ha seguito silenziosamente il film DIAZ.

Verso la una, a proiezione finita, tutti si sono diretti all’unisono verso il molo dove i barconi “Falcone” e “Sir Lawrence” hanno fatto la spola più volte fino a Porto San Paolo per riportare i viaggiatori del grande schermo. Nell’attesa del proprio turno confortati da una piacevole brezza un inopportuno turista lamentava a alta voce, tra lo stupore generale, il disappunto per la mancanza di una “flotta” di barconi che in contemporanea trasmigrasse i partecipanti alla serata. Forse era l’unico a non aver capito che a Tavolara il tempo è sospeso, che la tecnologia e l’efficienza della vita urbana non appartiene ad un’isola dove il turno di notte straordinario lo fanno solo le stelle.

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