Robot che saluta
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Se c’è una cosa che detesto sono queste nuove sveglie automatiche che ti inviano in wireless la scossa di ridestamento immediato!

In un neanche così lontano passato, potevo sollazzarmi a letto godendomi i sogni. Allungavo la mano e posticipavo l’orario della sveglia, abbracciando il cuscino e rigirandomi dall’altra parte. Perlomeno me lo concedevo la domenica mattina, in cui non avevo l’impegno pressante col lavoro. Adesso è tutto diverso. L’impulso della sveglia arriva dritto al cervello, spegnendo ogni entusiasmo onirico e privandoti di quella godereccia sensazione di estasi che ti pervade dopo un dolce e naturale risveglio.
Ho una quantità di ozio domenicale inespresso che potrei scoppiare in qualsiasi momento. Devo informarmi meglio, mi hanno detto che esiste una macchinetta che te lo aspira completamente. Vorrà dire che me la farò regalare a Natale.

In ogni caso ho fatto bene a regolare la sveglia presto. Oggi viene a pranzo mia suocera, che, fra i suoi simpaticissimi pregi, annovera anche la mania del perfezionismo e della competizione serrata con la sottoscritta. Ogni maledetta volta che mio marito la invita, sono costretta a darmi da fare coi preparativi almeno una settimana prima. Ha sempre da ridire su tutto: a partire dal programma settimanale di Linda, il mio robot domestico, per finire con l’educazione automatica dei bambini. Credo che non abbia ancora digerito che il suo unico figlio abbia sposato una sempliciotta come me, divertente espressione che le ho sentito usare per definirmi con un’amica il giorno del nostro matrimonio in cui ha intrattenuto gli ospiti con le sue perplessità sulla nostra unione.

Ecco entrare nella stanza Linda, con la sua solita aria impassibile regolata sulla “tiepidezza domenicale”. Non ho ancora capito bene a cosa corrispondano i vari livelli di programmazione di questo robot che è ormai per me indispensabile. Non riuscirei mai a ricordare i gusti di quella strega malefica senza il suo aiuto, né le sue intolleranze alimentari diligentemente registrate nella sua preziosissima memoria interna.
Linda mi porge il giornale elettronico, gli asciugamani puliti e mi mostra il programma del giorno, elaborato dal software di gestione automatizzata domestica che le abbiamo installato il mese scorso. Vedo che ha già svegliato i bambini, fatto partire i preparativi per il pranzo ed organizzato la colazione.

Mi alzo, raggiungo la cucina e saluto i bambini, che stanno assorbendo, con gli appositi cavi user-friendly la loro quotidiana dose di istruzione dall’elaboratore centralizzato. E’ bello vederli giocare, mentre quei cavi inculcano in loro tutte quelle informazioni che ai miei tempi si apprendevano in ore e ore di durissime letture, ripetizioni e ripassi. Adesso, una volta deciso che cosa faranno da grandi, puoi impostare il loro programma educativo fino a vederli entrare nel mondo del lavoro. Una bella comodità per i genitori!
Ti sorridono felici e, in quel momento, guardi tuo marito sentendoti davvero una donna soddisfatta.

Leggo il giornale, mentre attendo che arrivino i tanto attesi ospiti che giungono, ovviamente, in orario perfetto. Mia suocera si toglie il soprabito guardandosi intorno col suo occhiale elettronico. Il suo ultimo acquisto, a quando mi ha spifferato mio marito, che le consente di trovare ogni dettaglio fuori posto. Per fortuna ho avuto il tempo di installare su Linda il programmino di contromisura. Per ogni veleno c’è un antidoto, basta sapersi muovere un po’ nel mondo degli hacker oppressione-inibenti. Ed io, modestamente, mi ci so muovere alla grande.

Cuoco robot
Cuoco robot

Ci sediamo a tavola e Linda inizia a servirci il menù stabilito, sotto il suo sguardo attento. Mio marito conversa con suo padre, parlandogli di questioni di lavoro e io faccio finta di essere interessata al discorso per evitare di intraprendere con lei qualsiasi discussione che so già mi rovinerebbe la domenica e la vedo quindi concentrare le sue attenzioni sui bambini, con mille domande a trabocchetto sullo studio, gli amici e via dicendo.

Arriviamo al dolce e sento che la bevanda al gusto di vino sta facendo effetto. Forse Linda non ha dosato bene le quantità che le avevo impostato oppure quel nuovo intruglio che avevo acquistato aveva un baco. Fatto sta che, all’improvviso sembrano tutti molto allegri, tutti tranne mia suocera il cui colore paonazzo e lo sguardo atterrito iniziano a preoccuparmi. Le chiedo: “Angela, come si sente?”.
Lei non fa in tempo a rispondere e si dirige velocemente al bagno. “Cos’hai nonna?” urlano i ragazzi.

La seguo e busso alla porta del bagno: “Qualcosa che non va?”.
Intanto Linda mi raggiunge, aggiornandomi visivamente sulla situazione in quel momento dentro la toilette. Tante volte avevo sognato che il sistema di Linda andasse in tilt e commettesse qualche errore, tale magari da indurre nella mia affettuosa suocera un attacco di colite acuta che la trattenesse a lungo in bagno, anche per tutta la durata di questi piacevoli pranzi schedulati dall’agenda automatica familiare di mio marito.
Ma stavolta Linda non aveva colpe, si trattava di un baco nel foglietto di composizione della miscela vinosa che lei stessa mi aveva consigliato. Sorrido con un ghigno beffardo e torno a tavola dai commensali: “Angela non si sente bene Giulio. Mi dispiace tantissimo, avrei tanto voluto passare il pomeriggio in vostra compagnia, ma credo che sarete costretti a tornare a casa…”

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