Prosegue venerdì 1 settembre la 13° edizione del Cabudanne de sos poetas con una giornata densa di incontri dal mattino fino alla mezzanotte. Il festival si apre alle 10.00 come sempre in uno dei bar di Seneghe, luoghi di socialità e di festa. Partenza dal Bar Recreu con l’appuntamento con la poesia popolare in sardo e l’omaggio stavolta al poeta Franzischeddu ‘e Fenu (Raimondo Usai Ponti) e alla sua produzione in versi di recente pubblicazione “Guvernu de vida“. A presentare le sue poesie, e a introdurre il tema della produzione storica in sardo saranno Mario Cubeddu e Tore Cubeddu.
Alle 11.30 a Prentza de Murone verrà presentata l’interessante opera dell’archeologo Giovanni Ugas, ex direttore della Soprintendenza, ricercatore e docente di Preistoria e protostoria sarda all’Università di Cagliari, “Shardana e Sardegna. I popoli del mare, gli alleati del Nord-Africa e la fine dei Grandi Regni“. Allievo di Giovanni Lilliu, ha ricostruito alcuni momenti problematici della civiltà nuragica, a partire dai “popoli del mare”, che aprirono la strada a nuovi orizzonti, ad una nuova epoca nel Mediterraneo: gli Shardana, guerrieri la cui presenza è attestata nell’Egitto dei Faraoni. L’autore dialogherà con Fabio Serchisu.Con la sua ricca produzione poetica in dialetto trevigiano alle 17.00 a Putzu Arru è atteso Fabio Franzin (Milano 1963, vive a Motta di Livenza in provincia di Treviso), piuttosto lontana però dalle composizioni incentrate sulla nostalgia della polenta o del paesaggio veneto, ma ben attenta invece alla condizione operaia e alla trasformazione antropologica a causa di una industrializzazione selvaggia che sta modificando i rapporti tra le persone e i valori secolari. Temi centrali della sua prima raccolta “Fabrica” (Atelier 2009), Premio Pascoli e Premio Baghetta. L’ultima, “Erba e aria” (Vydia 2017) sempre nella lingua dialettale trevigiana cerca di lasciarsi alle spalle un ritmo di vita iperfrenetico per abitare quei luoghi, un tempo rassicuranti, come i campi coltivati e la saggezza di una civiltà contadina. Nel mezzo, altre opere di poesia in dialetto, come “Le voci della luna” (2011), Premio Achille Marazza. L’autore dialogherà sulle sue opere insieme alla poetessa Francesca Matteoni.
Alle 18.30 nella Piazza dei Balli sarà la volta di Vivian Lamarque (Milano), scrittrice, poetessa e traduttrice italiana tra le voci più importanti della poesia italiana, con l’opera “Madre d’inverno” che segna il suo grande ritorno alla poesia. Conduce l’incontro Rossana Dedola, studiosa di letteratura, scrittrice e ricercatrice della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Dall’universo teatrale più importante dell’isola arriva subito dopo alle 21.00 sempre nella Partza de sos ballos Mario Faticoni, fondatore del Teatro Sardegna, del Crogiuolo, di ArcoStudio e autore di testi da lui stesso interpretati. A Seneghe porterà “Tragoidia“, l’interpretazione originale dell’opera più importante di Giovanni Dettori “Canto per un capro” pubblicato nel 1986, caposaldo per la poesia italiana e sarda del Novecento che tratta il tema del dolore di una padre per la morte del figlio adolescente. Adattamento e regia di Bruno Venturi.
Alle 22.00 si affronterà il tema dal titolo “La sarda rivoluzione” con gli storici Federico Francioni (docente di storia e filosofia e autore di numerosi saggi sulla sardegna) e Francesco Casula (laurea in lettere a Roma si è dedicato alla promozione della lingua e della cultura sarda e alla ricerca storica) chiamati a rievocare le vicende della lotta (che seguiva di qualche anno quelle della rivoluzione francese) contro il dispotismo feudale che bloccava lo sviluppo economico e sociale della Sardegna. Ad accompagnare le loro parole il Coro de Su Cuntrattu de Seneghe di Antoni Maria Cubadda e il Coro Montiferru diretto dal maestro Antonio Lotta.
Chiude la giornata di venerdì alle 23.30 nella Partza de sos ballos Alessio Lega, uno dei cantautori e scrittori più stimati della sua generazione, in “Dove si andrà?” dedicato alle canzoni del poeta, critico letterario, saggista e intellettuale Franco Fortini.