Paestum (ITALIA)
Si parte, dall’isola per la penisola. In volo attraverso il Mediterraneo per raggiungere Paestum, un angolo di Grecia antica conservata per i posteri.
Si arriva a Napoli la mattina presto, poco tempo prima di prendere il treno per il Cilento, (da una stazione moderna e pulita) e raggiungere gli amici del PWF (Paestum Wine Festival). Intanto a Napoli, dove anche poche ore permettono di assaporare l’atmosfera della città. La prima sensazione è quella della benefica impotenza di fronte alla storia. Possiamo criticare, detestare e condannare: la città ci supera con la sua architettura, i suoi ricchi trascorsi. Passeggiando per il centro storico si procede in atteggiamento da esploratori. Il Corso Umberto con i suoi palazzi “alla francese”, alla via dei librai dove ogni negozietto, ogni uomo o donna, comunica umanità di secoli.
Vie strette, palazzi e ristrutturazioni ad ogni passo, negozietti, artigiani e ogni sorta di commercio per turisti, fino al signore che vende statue e cornetti portafortuna di fronte alla biblioteca dei Girolamini di Gian Battista Vico, autore della teoria dei Corsi e ricorsi storici. Vico, che in vita fu maltrattato dai suoi concittadini continua a ricevere la stessa attenzione, visto lo stato di conservazione del luogo. La storia si ripete, appunto.
Non basterebbe un mese solo per conoscere le infinite ricchezze del centro storico di Napoli, in superficie e nel sottosuolo. Ma è tardi, solo il tempo di comprare il nostro cornetto di pulcinella, “collaudato” (promette la confezione).
Prendiamo il treno diretto a Paestum, ammirando nel frattempo il paesaggio della costa napoletana. Un mare poco attraente, almeno quello visto dal finestrino. Alla piccola stazione di Paestum ci accoglie l’organizzatore del festival Angelo Zarra, che ci abbandona per correre al Grand Hotel Tenute Lupò, sede del festival, e terminare gli ultimi preparativi.
Ci accompagna nel nostro viaggio Gaetano Cataldo, amico e giornalista della famiglia di mediterraneaonline. Un fine sommelier e conoscitore del mondo enogastronomico della sua regione, e non solo. Ci porta a conoscere “La brezza marina”, un ristorante che diventerà la nostra casa per tutta la nostra permanenza. Il personale ci accoglie con molta gentilezza, senza sforzi: un’ospitalità naturale. Il piacere di accogliere appartiene alla cultura mediterranea, Sardegna e Campania stabiliscono da subito la loro amicizia. La struttura stessa è accogliente, ci offre anche il conforto di un po’ di vento, che ci libera da un caldo opprimente. La brezza marina, anticipa un menù di squisitezze del mare, a partire dagli antipasti di “cruditè”. E’ tutto prodotto locale, che rispetta la biodiversità della zona. La piana del Sele di Paestum è molto fertile, migliaia di orti colorano il paesaggio producendo verdure incontaminate. E’ un’isola felice in Campania, lontana dalle nefandezze della camorra. E’ anche un luogo felice per la ristorazione pestana, affetta da decenni di “matrimonifici” che puntavano alla quantità invece della qualità. Dina e Ulderico Vignola come musicisti in un’orchestra, portano avanti la sinfonia di piatti e di dialoghi gentili con i visitatori. Dina in sala ad accogliere i clienti e Ulderico in cucina che crea i suoi piatti con il pesce fresco che arriva in giornata. In questi luoghi, Paestum cambia aspetto, ci si ricorda delle eccellenze di cui è ricca la zona, dalla celebre mozzarella di bufala Dop, alle maestose rovine dell’antica città, da visitare con le luci del tramonto!
Il festival finalmente. Nella sala, decine stand che ospitano i prodotti provenienti da diverse regioni italiane, compreso anche uno dal Sudafrica. Vino e distillati, olio, formaggi, da gustare in un percorso personale, seguendo l’istinto e la curiosità. Il festival è stato organizzato per il secondo anno consecutivo dall’associazione enogastronomica diVini assaggi e dall’Assessorato alle Politiche agricole e forestali della Provincia di Salerno, i primi di luglio 2012 presso la sala Convegni del Grand Hotel Paestum Tenuta Lupò. Il programma era variegato: mostre, seminari, convegni e naturalmente assaggi e degustazioni. Come quelle nell’area archeologica di Paestum, dove erano presenti vini di varie aziende di alta qualità provenienti da tutte le regioni d’Italia. In collaborazione con la Scuola Europea Sommelier (perché non scegliere l’Associazione Italiana Sommelier?) si sono alternate degustazioni e corsi di approccio al vino.
L’edizione 2012 è stata molto più ricca di eventi della precedente. In aggiunta alle degustazioni di vini, un concorso e una serie di verticali per vini di grande valore. Tra queste verticali, (assaggi di diverse annate dello stesso vino, solitamente dalla più giovane alla più vecchia, ma in quella occasione il sommelier ha voluto procedere al contrario) c’è anche quella del Turriga, vino che ha reso celebre la Cantina Argiolas nel mondo, vino che ha aperto la strada a molti altri successi. La sala dedicata alla degustazione aveva tutti i tavoli occupati (segno della curiosità degli ospiti e della volontà di affrontare la spesa…). A tenere gli onori di casa Luca Gardini, migliore sommelier del mondo, un ragazzo di appena 31 anni. Doti innate eccezionali e la fortuna di avere avuto un bravo maestro. Luca è figlio di Roberto Gardini, uomo che ha fatto grande il mestiere di sommelier. Presente alla degustazione l’enologo della cantina Argiolas Mariano Murru. Ha parlato del vino, del suo mestiere, dell’importanza del legame con il territorio, o terroir come dicono i francesi. Sapere che la Sardegna ha un patrimonio genetico eccezionale, dove i profumi, i sapori, la relazione tra questi e il territorio è praticamente unica al mondo, ti fa gustare meglio le cinque annate del Turriga!
Una presentazione eclettica quella del campione del mondo, per niente attento alle etichette, che non siano quelle delle bottiglie… Pochi minuti per descrivere ogni bicchiere, e ogni annata è una storia a se. Ascoltare e apprezzare la scheda tecnica del sommellier, con l’apporto originale dell’enologo, (chi il vino lo fa), è un’esperienza unica: bere e conoscere allo stesso tempo. Applausi e riconoscimenti da parte del pubblico, scambi di sorrisi e soddisfazione per chi ha organizzato il tutto.
Certo, qualche pecca la si è riscontrata. Il caldo eccezionale ha creato diverse difficoltà, e forse erano troppi gli eventi in programma, con il rischio di fare confusione. Certo, si poteva fare un po di più, certamente si farà meglio l’anno prossimo.
Il festival è una occasione per rilanciare il territorio, far emergere la qualità dei prodotti e il settore dell’ospitalità. Se si vuole dare a Paestum uno spazio di eccellenza, superando l’etichetta di “matrimonificio”, il festival deve continuare a puntare alla qualità. Coltivare le buone relazioni, invitare le aziende migliori (non necessariamente le più famose), una maggiore attenzione per la stampa specializzata, accordi con le associazioni di categoria. Insomma, come si usa dire in questi anni, “fare rete”. Angelo Zarra conosce, e usa molto bene il web, la sua capacità di creare relazioni è la chiave di volta per una buona commistione tra cultura ed enogastronomia. Queste occasioni sono speciali soprattutto per gli incontri e la possibilità di stabilire contatti importanti, tra professionisti del settore: enologi, produttori, sommelier, comunicatori e giornalisti di diverse aree del paese.
Non poteva mancare la visita alla Tenuta Vannullo, un bellissimo casale di campagna dove i visitatori possono gustare in loco i prodotti dell’azienda. Ci siamo concessi un’ora di aperitivo, brioche ricoperta di yogurt di latte di bufala e miele, e il celebre cannolo con ricotta di bufala. Naturalmente questi ultimi, potranno essere gustati solo in loco!
In chiusura, un invito che non potevamo rifiutare: la storica Cantina Mastro Berardino, la più antica della zona di Avellino, fra le più antiche d’Italia. La gentilezza e l’ospitalità dell’enologo è stata squisita, che insieme all’agronomo ci hanno guidato nella storia dell’azienda e dei loro vini. Una degustazione che ha raccontato l’azienda nelle sue molte qualità. Dai bianchi Fiano e Greco, ai rossi altrettanto preziosi come il Naturalis Historiae e il Taurasi, oggetto quest’ultimo di una verticale al festival di Paestum. Una degustazione che ci ha fatto quasi perdere l’aereo, ma ne è valsa la pena senza dubbio.
Tutto il viaggio ci fa pensare a quanto poco conosciamo l’Italia, quanto ci facciamo condizionare dalle cattive notizie dei media. Il Cilento, vicino di casa della più celebre Costa Amalfitana ci regala sorprese di grande qualità, la Campania in generale meriterebbe una rivalutazione per i suoi tesori, difficilmente riproducibili. I sapori e il vino sono un binomio indissolubile di amore e lavoro, che si riscontrano in aziende di tutto il Mediterraneo. Basta ritrovare la innata curiosità (mediterranea) e partire!
Indirizzi utili:
Brezza Marina
via F. Gregorio 52, 84047 Laura di Paestum (Sa) Tel 0828 851017
Grand Hotel Tenute Lupò
Via Laura, 201 84047, Paestum – Capaccio
Tenuta Vannullo
Via Galileo Galilei, 10 84047 Capaccio Salerno Salerno 0828 724765
www.vannulo.it
Cantina Mastroberardino
Via Manfredi 75/81 83042 ATRIPALDA – (AV)
Tel: +39 0825 614 111
www.mastroberardino.com
Cantina Argiolas
Via Roma, 56 09040 Serdiana Cagliari 070 743264