JAMAL OUASSINI
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Il nostro viaggio musicale attraverso il Mediterraneo fa tappa in Marocco. Incontriamo il violinista Jamal Ouassini, che ci racconta le speranze e le difficoltà della fase di lenta ripartenza delle attività artistiche nell’estate post Covid.

Ouassini è tra i più grandi interpreti e compositori contemporanei di musica arabo-andalusa: un genere che, nato nella culla multietnica della Spagna islamica a cavallo tra il IX e il XV secolo d.c., durante la presenza moresca nella Penisola iberica, ha viaggiato attraverso i secoli sopravvivendo sino ai nostri giorni non solo come fondamento del patrimonio culturale arabo, ma irrorando di linfa vitale tutta la cultura musicale del Mediterraneo.

Il musicista ha vissuto il lockdown a Tangeri, città che ha sempre rappresentato, sin dalla proclamazione della “Zona internazionale”, stabilita col protocollo del 1923, fino all’indipendenza del Marocco nel 1956, un crocevia internazionale, governata nel corso degli anni da Francia, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Svezia e persino dagli Stati Uniti.
Per il musicista un osservatorio privilegiato per documentare le conseguenze del Coronavirus nel settore artistico e musicale. “Questa città è stata il mio punto di partenza – racconta Ouassini – da cui poi ho esplorato il mondo. Qui ho avuto la fortuna di fare studi classici con Antoine Batte, grande violinista parigino che ha fatto del “Conservatoire de Musique et de danse” di Tangeri un punto di riferimento internazionale. Dopo aver vinto una borsa di studio in un concorso istituito dall’Ambasciata Italiana a Rabat – continua – mi sono trasferito in Italia, stabilendomi a Verona, dove mi sono diplomato al Conservatorio “Dall’Abaco”, avendo la possibilità di studiare con grandi violinisti come Franco Claudio Ferrari e Ferruccio Sangiorgi, per molti anni prima viola dei Solisti Veneti, facendo numerose esperienze cameristiche insieme a grandi musicisti classici”.

Ouassini rimane affascinato, nella città dell’Arena, anche dal mondo operistico, prendendo parte a numerose produzioni liriche. “Ero felice – prosegue – di essere in Italia, la terra dell’Opera, e quell’esperienza ha rappresentato per me un’importante scuola. Ero totalmente avvinto da ogni aspetto del teatro musicale, la buca, il palcoscenico, i cantanti, il coro: per me era come essere in un altro pianeta, quello che aveva reso celebre l’Italia in tutto il mondo come Patria della musica”.

Tuttavia il musicista è consapevole che quella non sia la sua strada, e
comincia ad aprirsi a nuove influenze musicali approcciandosi, verso l’inizio degli anni ’80, alla musica medievale, e in particolare a quella arabo-andalusa. Dà vita a numerose collaborazioni che lo portano a incontrare musicisti provenienti da tutti i Paesi del Mediterraneo, dalla Grecia alla Sardegna, da Malta alla Corsica. Sono gli anni della nascita della world music e di numerosi Festival dedicati, e Ouassini collabora con diverse formazioni, tra cui ama ricordare in particolare l’Ensemble Ziryab, da lui fondato nel 1984 che, riunendo prestigiosi musicisti provenienti da diverse nazioni, ha suscitato grandi consensi nell’ambito dei più importanti Festival di musica etnica, sia in Italia che nel resto d’Europa.

In quegli anni – racconta il violinista – sono stato molto attivo in varie formazioni, tra cui la Tangeri Cafè Orchestra e l’Orchestra Arabo-Andalusa di Tangeri: due ensemble che hanno dato vita a percorsi ricchi di suggestioni mediterranee spaziando dal Maghreb alla Grecia, dalla Siria e Libano all’Andalusia, con strumenti come il violino, il bouzuki, l’oud, il qanoun, percussioni e voci che si alternano tra il canto arabo, bizantino e andaluso”.
Da queste esperienze di successo sono sorte importanti collaborazioni del musicista con grandi personaggi della musica e del teatro, creando con loro ponti nuovi e originali fra le sponde del Mediterraneo, tra cui citiamo in particolare Moni Ovadia e Franco Battiato.

Lo spettacolo col mio grande amico Moni Ovadia – spiega – si intitolava “Shir del Essalem”, che significa “Canti per la Pace”, ha girato tantissimo, mentre con Battiato sono stato in tournée per due anni con lo spettacolo “Diwan. L’essenza del reale”. Shir del Essalem” è un inno alla pace realizzato attraverso le musiche del Thatrum instrumentorum, composto da interpreti e ricercatori di musica antica dall’Europa occidentale al mondo bizantino e ottomano, e i canti del Mediterraneo, dalle cantigas andaluse del XV secolo a canti tratti dal Corano, in particolare dal “Surat Maryam”, il capitolo dedicato alla Vergine Maria, cantato dal cantante palestinese Faisal Taher, fino alla “Matica de Ruda”, un canto sefardita cantato da Moni Ovadia, a testimonianza dei numerosi punti di contatto fra le diverse religioni monoteiste.

Lo spettacolo, da cui è stato tratto un dvd, si conlude con un omaggio al Mediterraneo, culla di pace fra i popoli, cantato da tutti i protagonisti dell’opera in una multilingua composta da dialetti e versioni antiche di serbo, spagnolo, italiano del sud, ebraico e arabo. Il progetto musicale di Franco Battiato “Diwan. L’essenza del reale” trae invece origine da un’importante scuola poetica araba che prese vita intorno all’anno 1000 in Sicilia e che, in quasi tre secoli di attività, lasciò tra i manoscritti dell’Andalusia e del Nord Africa tracce preziose di un fecondo intreccio di culture.

A un millennio di distanza, Battiato ha ripreso queste opere per riproporle in musica: un omaggio a una cultura dimenticata e a una lingua che ha influenzato profondamente il patrimonio culturale italiano.
Ogni mio progetto artistico è legato al Mediterraneo – aggiunge Ouassini
per questo vivo tra Tangeri, Granada, Siviglia e Palermo, città dove si respira un grande fermento culturale intorno alla grande civiltà mediterranea. Da circa quattro anni i miei progetti sono convogliati nella Società “Dante Aligheri”, in qualità di Presidente del Comitato di Tangeri. Quella di Tangeri è una sede storica, fondata nel 1919 che, dopo aver cessato le attività nel 1994, su richiesta del Segretario generale e storico dell’arte Alessandro Masi, ho contribuito a riattivare, nel corso di un’Assemblea svoltasi presso il prestigiosissimo Palazzo del Ministero della Cultura del Regno del Marocco”.

Ed è in seno alla Società “Dante Alighieri” che, coi suoi circa 400 Comitati che hanno lo scopo di diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo, che Jamal Ouassini si impegna a creare dei legami culturali fra il Marocco e l’Italia.

Ho dato vita a moltissimi laboratori musicali, workshop, concerti ma non solo – ci spiega – ospitiamo anche promettenti studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma che danno vita a laboratori artistici, e anche una bellissima rassegna di cinema italiano, “Les jeudis du cinema italien”, che effettua proiezioni di film italiani sia classici che contemporanei. E abbiamo tanti altri progetti nel cassetto”.

E’ dalla passione per il viaggio e per il dialogo interculturale che Jamal Ouassini si è fatto promotore della rete MeDa, che riunisce i Comitati della “Dante Alighieri” delle città che si affacciano sul Mediterraneo. “Il 3 e il 4 maggio del 2019 si è tenuto un Congresso a Tangeri, che ha visto la presenza di 64 Comitati distribuiti in 16 Paesi di area mediterranea e mediorientale, allo scopo di pianificare un’azione culturale comune. Ma l’avvento del Coronavirus, come tutte le realtà culturali, ci ha trovati impreparati ad affrontare l’emergenza, e abbiamo dovuto interrompere temporaneamente i nostri progetti”.

E’ stato attraverso la rete che Ouassini durante il lockdown ha continuato a svolgere il suo lavoro di musicista, tra cui l’attività di docente esterno del Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, all’interno del quale ha tenuto uno workshop virtuale di Musica d’insieme intitolato “Altra Musica e Improvvisi mediterranei”, con l’obiettivo di favorire l’incontro dei
musicisti europei con le tradizioni musicali del mondo arabo, nord- africano, turco e mediterraneo in generale. “Un’esperienza interessante ma incompleta – avverte il musicista – perché si sa che attraverso la tecnologia non è possibile suonare insieme, anche se può costituire un buon terreno di preparazione teorica delle esecuzioni, ma uno strumento musicale non può essere insegnato a distanza!”.

E’ stato dirottato online anche un altro importante progetto pianificato nel Congresso MeDa del maggio 2019: la creazione di una Residenza artistica a Tangeri, che avrebbe dovuto riunire nel maggio 2020 tanti giovani musicisti provenienti da tutti i Paesi del Mediterraneo, e che ha dovuto subire una battuta d’arresto a causa della pandemia. “L’obiettivo della Residenza, di cui sono ideatore, in virtù della mia esperienza con le orchestre miste – spiega Ouassini – è la creazione di un repertorio comune del Mediterraneo, basato in parte sull’antica tradizione orale, e in parte sulla tradizione colta scritta. La Residenza prevedeva la formazione di ensemble di ispirazione popolare che avrebbero lavorato sulle melodie di canti greci, egiziani, marocchini e sivigliani, aprendosi anche a contributi creativi originali di giovani compositori”.

Un’idea che non rimarrà nel cassetto perché, nonostante il Covid 19, i giovani musicisti lavoreranno online agli arrangiamenti con la speranza di riprendere il progetto e ritrovarsi insieme nell’ottobre prossimo. Il progetto sarà proiettato verso il 2021, l’anno in cui si celebreranno i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. “E’ ormai ben nota l’influenza che la cultura araba ebbe su Dante – commenta – come testimoniano molti studiosi, così noi uniremo le recite dei versi danteschi con le nostre commistioni musicali”.
Il Marocco vive un momento di grande fermento culturale, che vede a Tangeri, sempre grazie all’impegno della Società “Dante Alighieri” presieduta da Jamal Ouassini, la creazione di un teatro al centro della città, in un palazzo antico restaurato della kasbah, in collaborazione con alcuni teatri italiani, i cui tecnici giungeranno in Marocco per formare le maestranze locali.

Il Marocco sta vivendo in questo periodo lo stesso fermento culturale che respiravo in Italia negli anni ’70 – ci informa il musicista marocchino – Lo Stato investe molto sulla cultura perché ha compreso che con la cultura e l’arte si può ricavare un indotto importante per l’intera economia del Paese. Grazie alla nascita di tanti Festival, orchestre, rassegne – conclude – il Marocco sta tornando a essere crocevia multietnico e multiculturale. Mi auguro che, come è accaduto in Italia, non sia solo un passaggio temporaneo”.