Come ogni anno è stata presentata a Roma la Guida ai Vini d’Italia 2018 del Gambero Rosso. La guida, racconta l’enologia italiana regione per regione, premiando produttori affermati ed emergenti, provando ad intercettare le nuove tendenze del buon bere. Si tratta di un vero e proprio manuale dove il vino diventa protagonista, offrendo anche consigli e informazioni avanzate ai bevitori più esperti che vogliano accrescere la propria conoscenza e passione per il vino.
Sono stati 20mila i vini assaggiati dai collaboratori della Guida per compilare questo vademecum per gli amanti del vino, giunto alla 16esima edizione.
La Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso riserva ogni anno uno spazio alla categoria dei Premi speciali, attribuiti per celebrare vini, aziende e filosofie che si sono distinte nella panoramica vinicola.
Ecco la rosa dei 9 premi speciali – già noti come:
Bollicina dell’Anno: si chiama Marcalberto – Metodo Classico, come la fusione dei nomi dei figli, Marco e Alberto dell’enologo Piero Cane. Il profumo è complesso e vitale, sulle note di piccoli frutti rossi e di mela golden si innestano delicate componenti boisé e d’agrume sul finale. La bocca è profonda, sapida e fruttata, l’effervescenza cremosa e la sua vibrante freschezza l’accompagna in un finale lungo, speziato e complesso, da innamorarsene. È buonissimo, ma ha anche il sapore di una bella storia di famiglia, di una sfida vinta.
Bianco dell’Anno: si tratta del Fiano Pietramara prodotto dall’azienda vitivinicola I Favati. Vulcanico, intenso, con una traccia fumé e sempre più centrato; ha profumi cangianti e soffusi di grano, paglia e menta. La bocca è scattante e ritmata, con un crescendo finale di classe cristallina.
Rosso dell’Anno: è il Rocce Rosse Riserva ’07 della famiglia Pelizzati Perego che conquista il podio come miglior Rosso dell’Anno. Diciottomila bottiglie, una macerazione di 41 giorni seguita da 4 anni in botti da 50 ettolitri, quindi cemento e, infine, bottiglie. Ha colore granato medio, appena evoluto e brillante, aromi intensi e complessi in cui note di tabacco e fuliggine si uniscono a richiami di prugna, catrame e liquirizia. La bocca è aggraziata ma possente e persistente, con ricca polpa e grande freschezza esaltata da tannini fitti e profondi: un’esaltante versione di nebbiolo di montagna.
Dolce dell’Anno: Malvasia delle Lipari Passito ’16 della cantina Caravaglio è un vino di rara eleganza, ha un profilo olfattivo ricco e complesso, dove si riconoscono agrumi canditi, albicocca, pesca, erbe officinali, fiori di lavanda, su un fondo minerale iodato. In bocca è un capolavoro di equilibrio tra il frutto dolce ma turgido, l’alcol e una fresca vena acida che amplifica la piacevolezza di beva accompagnandola per il lunghissimo e fresco finale.
Miglior Rapporto Qualità Prezzo: Sangiovese Superiore dedicato a Sigismondo Pandolfo Malatesta, prodotto dalla cooperativa sociale Rocche Malatestiane con uve provenienti dall’entroterra di Rimini, Riccione e Coriano, terroir caratterizzato da prime colline con suoli ricchi di argille grigie e brune, piuttosto profondi. Il 2016 è molto interessante, per qualità assoluta e per stile. Ha profumi lineari e nitidi, finemente ricamati su note di frutti di bosco, anguria e arancia mentre la bocca è linfatica, succosa e fresca. Di grande beva, per giunta, il che non guasta affatto.
Cantina dell’Anno: a conquistare il titolo è la cantina Masi. Alla base di questo successo c’è l’intuizione dei Boscaini: esplorare le proprie radici, cercare la propria identità nella storia e nella cultura del territorio. La storia della famiglia Boscaini infatti è strettamente legata a quella della Valpolicella e risalgono al 1772, il loro impegno nel vino che, di generazione in generazione, si è evoluto stringendo un rapporto sempre più forte con il territorio; nel frattempo si consolidano anche le pratiche di cantina
Cantina Emergente: circa 10 anni fa PierpaoloGreco, Damiano Mele e Michele Scrivano, decisero di prendere in gestione una piccola vigna nel comune di Lappano. Nel 2005 vinificarono per la prima volta l’Appianum. Solo qualche anno dopo pensarono alla commercializzazione. E un paio di anni dopo riadattarono un ex cinema e lo resereo una cantina. Il nome scelto fu Spiriti Ebbri, per mantenere in primo piano leggerezza e immaginazione. Il loro Neostòs Bianco 2016, da uve pecorello, ha conquistato i Tre Gamberi per l’intensità del bouquet fatto di frutti e fiori bianchi, iodio, zafferano e freschi sentori di erbe mediterranee, seguite in bocca da una bella sensazione di fresca sapidità innestata nel frutto tonico e vitale, lasciando lentamente spazio a un finale profondo e lunghissimo.
Viticoltore dell’Anno: è uno dei vignaioli italiani più apprezzati del momento e, nel portare avanti il progetto Syrah di Cortona, Stefano Amerighi non ha preso scorciatoie: la strada intrapresa nel 2002 è stata meticolosa, appassionata e originale. Perseguita fino a creare un vino simbolo con un lavoro che, ovviamente, non può che partire dalla terra: un pezzetto a Poggiobello di Farneta, due colline distinte, esposte a sud–ovest, un tempo abbandonate. Progetto che poi è passato per la selezione di cloni di syrah scelti nella Valle del Rodano, e una coltivazione delle vigne da subito improntata verso la biodinamica (oggi certificata), con un’idea di sostenibilità agricola che si ritrova anche nel lavoro in cantina. Il rispetto del terroir regala vini autentici.
Vitivinicoltura Sostenibile: il Trentino è tra le regioni più avanti rispetto alla salvaguardia ambientale, con l’adesione al Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata del MIPA che certifica un processo produttivo fatto di buone pratiche agronomiche e un uso sostenibile di fertilizzanti e prodotti fitosanitari. E le Cantine Ferrari, sono in prima linea: oggi l’intera azienda è certificata bio. Marcello Lunelli, vicepresidente di Cantine Ferrari, parla infatti della sua regione come di un luogo in cui non si può che fare una vitivinicoltura sostenibile. Quest’anno è stato premiato con i Tre Bicchieri il Trento Brut Giulio Ferrari Ris. del Fondatore 2006 – una grande annata, dal clima continentale – il 22esimo premio per questo vino tra i più importanti della produzione vinicola italiana, il simbolo dello Chardonnay di montagna, coltivato su un vigneto a 600 metri d’altitudine; che affina sui lieviti per dieci anni per poi regalare eleganti note tra l’esotico e il mallo delle noci, con un portamento regale e un finale emozionante.
Quest’anno il Premio si arricchisce di una nuova voce, quella dedicata al Progetto Solidale, assegnata a persone o aziende protagoniste di un impegno e di una particolare sensibilità verso il sociale. Il Premio va a Elisabetta Fagiuoli della toscana Montenidoli, che ha creato una fondazione che, raccogliendo la sua eredità, darà una casa ad anziani e giovani in difficoltà, di razze e religioni diverse.