La giornata è caldissima, il traffico dei pulmini che vanno su e giù per l’Asinara ormai è rallentato, fra un po’ partirà l’ultimo barcone dall’isola e il tutto rimarrà ancora una volta lontano dal resto del mondo.
Il super Carcere di Fornelli è proprio qui di fronte ai miei occhi, chiuso nel 1998, immobile, in mezzo al nulla.
Ha ospitato un sacco di “bella gente” fra i quali Riina, Cutolo, Bagarella. Fu usato moltissimo durante gli anni di piombo e detiene anche il record di non evasione infatti solo due carcerati sono riusciti a scappare: Matteo Boe e Salvatore Duras. Continuo a chiedermi come sia stato possibile!
Popolato da mafiosi, brigatisti, banditi, ergastolani e camorristi, il supercarcere non ha di certo l’aspetto di un hotel di lusso.
Lo zaino pesa, il caldo si fa sempre più afoso e la mia reflex comincia a pesarmi fra le mani. Attraverso il cancello con una sorta di reverenziale timore, c’è solo una persona all’entrata, il custode-guida del carcere, saluto e senza che lui mi venga appresso giro tranquillamente.
Questo posto fa male.
Si respira un’aria che non è più aria, i muri delle celle sono stati coperti da qualche mano di vernice, a coprire le innumerevoli scritte. Ma quelle parole sui muri sembra riecheggino, le sbarre sono grosse e le chiusure aumentano a seconda della gravità della pena.
Ci sono i corridoi, le celle con una porta sola, quelle a due, la zona doccia con i buchi nei muri per il controllo da parte delle guardie, la sala interrogatorio, le celle di isolamento.
Dopo un po’ mi perdo, e mi viene l’ansia di non riuscire più a trovare l’uscita, ma la guida mi viene in soccorso e mi porta nella zona d’aria; la zona dove si vede il cielo, un cielo fatto a scacchi, un cielo racchiuso da due reti e tantissime sbarre, più i passaggi solo per i più pericolosi. Nessuna via d’aria, nessuna apertura verso l’esterno. Questo era il carcere più sicuro del mondo, più di Alcatraz, che contava all’attivo 30 evasioni.
La reflex non mi pesa più, scatto con calma. Pesando ogni foto, ogni respiro, ogni briciola d’aria.
Raccolgo luce in questo posto pieno di ombra.
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